I Testimoni di Geova e
i "sette tempi"
Questa constatazione indusse il gruppo di "studenti della Bibbia" che si radunavano attorno a Charles Taze Russel, il promotore degli attuali testimoni di Geova, a chiedersi se nel libro di Daniele non potesse trovarsi una profezia cronologica che permettesse di individuare il tempo del ritorno del Messia nella gloria del suo regno. La loro attenzione si soffermò sul capitolo 4 di Daniele dove viene riportato e spiegato il sogno di un grande albero da parte del re babilonese Nabucodonosor. L’albero viene tagliato ed il suo ceppo legato fino a che "sette tempi passeranno su di lui" (Daniele 4, 13(16)), dopo di che sarebbe stato liberato ed avrebbe potuto ricrescere al suo antico splendore. Daniele spiegò al re Nabucodonosor che i sette tempi in cui l’albero sarebbe stato mortificato rappresentavano il periodo in cui egli, colpito da follia, avrebbe perso il suo regno per poi ricuperarlo alla fine di tale periodo.
Gli "studenti della Bibbia" sapevano benissimo che molte profezie della Bibbia hanno due adempimenti, uno tipico e l’altro antitipico. Tale fatto è riconosciuto anche dai commentatori della Bibbia versione CEI che, in una nota in calce al capitolo 24 del vangelo secondo Matteo, che contiene il famoso discorso profetico di Gesù, scrivono che "Gesù parla della fine di Gerusalemme e della fine del mondo (...). La catastrofe di Gerusalemme, fine di un mondo, era figura della fine del mondo". Essi notarono inoltre che la descrizione del grande albero contenuta in Daniele 4, 7-9(10-12) è sorprendentemente simile a quella del regno di Dio o del regno del Messia che si trova in altre parti della Bibbia. Ecco i testi:
Daniele 4, 8 e 9 (11 e 12): "Quell’albero era grande, robusto, la sua cima giungeva al cielo e si poteva vedere fin dall’estremità della terra. I suoi rami erano belli e i suoi frutti abbondanti e vi era in esso da mangiare per tutti: Le bestie della terra si riparavano alla sua ombra".
Ezechiele 17, 23: "... lo pianterò sul monte alto d’Israele. Metterà rami e farà frutti e diventerà un cedro magnifico: Sotto di lui tutti gli uccelli dimoreranno, ogni volatile all’ombra dei suoi rami".
Marco 4, 30 a 32: "A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio e con quale parabola possiamo descriverlo? Esso è come un granellino di senapa che, quando viene seminato per terra, è il più piccolo di tutti i semi che sono sulla terra; ma appena seminato cresce e diviene più grande di tutti gli ortaggi e fa rami tanto grandi che gli uccelli del cielo possono ripararsi alla sua ombra" (vedi anche Matteo 13, 31 e 32 e Luca 13, 18 e 19).
La morale del sogno di Nabucodonosor e del suo adempimento viene inoltre indicata con queste parole:
"Così i viventi sappiano che l’Altissimo domina sul regno degli uomini e che egli lo può dare a chi vuole ed insediarvi anche il più piccolo degli uomini" (Daniele 4, 14 (17)).
Ancora una volta la dichiarazione si può paragonare a quanto scritto in Ezechiele 17, 24 circa il regno messianico ed, inoltre, il Messia stesso è presentato nella Bibbia come "umile" (Zaccaria 9, 9) , "umile di cuore" (Matteo 11, 29).
Di conseguenza i testimoni di Geova identificano il sogno profetico di Daniele 4 come una profezia relativa all’avvento del Regno di Dio, in adempimento della preghiera insegnata da Gesù: "Padre nostro che sei nei cieli sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno" (Matteo 6, 9 e 10).
Vediamone ora l’aspetto cronologico.
Nella sua profezia sul tempo della fine, Gesù aveva parlato di "tempi dei pagani" (Luca 21, 24), che altre versioni della Bibbia denominano "tempi dei gentili" o "tempi fissati delle nazioni". Egli disse che "Gerusalemme" sarebbe stata calpestata fino alla fine di quei tempi. Gerusalemme é biblicamente considerata la sede del trono di Geova, la "città del grande Sovrano" (Salmo 47 (48), 2). Il periodo in cui viene calpestata corrisponde a quello che va dalla deposizione dell’ultimo re d’Israele all’assunzione al potere del Messia, alla fine dei tempi.
Questo è attestato nella profezia di Ezechiele 21, 30 e 31:
"A te, sconsacrato, empio principe d’Israele, di cui è giunto il giorno con il tempo della sua iniquità finale, così dice il Signore Dio: Deponi il turbante e togliti la corona: tutto sarà cambiato: ciò che è basso sarà elevato e ciò che è alto sarà abbassato: In rovina, in rovina, in rovina la ridurrò e non si rialzerà più finche non giunga colui al quale appartiene il diritto e al quale io lo darò".
Gli studiosi della Bibbia sono concordi nell’identificare il principe d’Israele con l’ultimo re di Giuda, Sedechia, deposto dal re di Babilonia Nabucodonosor e come "colui al quale appartiene il diritto" il Messia Gesù Cristo (confronta con Genesi 49, 10).
Quando avvenne la deposizione del re Sedechia secondo la cronologia biblica? Per accertare la data biblica, indipendentemente da altre date proposte dai vari studiosi le cui speculazioni vanno considerate in second’ordine, occorre tenere conto che l’esilio a Babilonia cessò nel settimo mese del primo anno del regno di Ciro (538-537 prima della nostra era), quindi nel 537. Per i riferimenti biblici vedi Esdra 1, 1 a 5 e 3, 1 e 6. L’esilio a Babilonia, sempre secondo la Bibbia che è la nostra regola, indipendentemente dalle speculazioni dei vari studiosi, durò settant’anni. Ciò risulta da Geremia 25, 11:
"Tutta questa regione sarà abbandonata alla distruzione e queste genti resteranno schiave del re di Babilonia per settanta anni".
Oppure in Geremia 29, 10:
"Pertanto dice il Signore: Solamente quando saranno compiuti, riguardo a Babilonia, settanta anni, vi visiterò e realizzerò per voi la mia buona promessa di ricondurvi in questo luogo"
cioè a Gerusalemme. Altro riferimento alla durata di settant’anni della desolazione di Gerusalemme si trova in Daniele 9, 2:
"...io Daniele tentavo di comprendere nei libri il numero degli anni di cui il Signore aveva parlato al profeta Geremia e nei quali si dovevano compiere le desolazioni di Gerusalemme, cioè settant’anni".
Ne consegue che, secondo la cronologia biblica che convenzionalmente siamo costretti a ritenere prevalente rispetto ad ogni altra considerazione, l’anno in cui fu distrutta Gerusalemme e venne deposto l’ultimo re di Giuda, Sedechia, è il 607 prima della nostra era (537 + 70 = 607). Dopo di allora non vi fu mai più un re che regnasse in nome di Geova né in Palestina ne in alcun altro paese della terra. Gesù asserì che al suo tempo il periodo di incontrastato dominio umano su tutti i paesi della terra continuava ancora dicendo:
"Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani siano compiuti" (Luca 21, 24).
I testimoni di Geova ritengono che tali tempi siano i "sette tempi" della profezia di Daniele e che essi troveranno compimento quando si realizzerà quanto profetizzato in Daniele 7, 13 e 14: "Guardando ancora nelle visioni notturne, ecco apparire, sulle nubi del cielo uno, simile ad un figlio di uomo (il Messia); giunse sino al vegliardo (Dio) e fu presentato a lui, che gli diede potere, gloria e regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano; il suo potere è un potere eterno, che non tramonta mai e il suo regno è tale che non sarà mai distrutto".
Quanto sarebbero dovuti durare i "sette tempi"? La risposta venne innanzi tutto da una valutazione di un passo dell’Apocalisse:
Apocalisse 12, 6 e 14: "La donna invece fuggì nel deserto, ove Dio le aveva preparato un rifugio perché vi fosse nutrita per milleduecentosessanta giorni. (...) Ma furono date alla donna le ali della grande aquila, per volare nel deserto verso il rifugio preparato per lei per esservi nutrita per un tempo, due tempi e la metà di un tempo...".
Se tre tempi e mezzo fanno 1260 giorni, sette tempi equivalgono a 2520 giorni (1260 x 2). E’ però evidente che non si trattava di giorni letterali, anche perché nessuno venne insediato come re 2520 giorni dopo la deposizione del re giudeo Sedechia avvenuta nel 607 prima della nostra era.
I testimoni di Geova notarono che nella profezia delle settanta settimane di Daniele capitolo 9, relativa alla venuta di Cristo, si doveva contare un anno per ogni giorno. Questo è ammesso anche dai commentatori della versione biblica della CEI che, in nota a Daniele 9, 24, scrivono:"Si tratta di settimane di anni...". La stessa norma è richiamata altre due volte nella Bibbia:
Numeri 14, 34: "...sconterete le vostre iniquità per quarant’anni, un anno per ogni giorno...".
Ezechiele 4, 6: "...sconterai l’iniquità di Giuda per quaranta giorni, computando un giorno per ogni anno."
Ecco allora perché i 2520 giorni o "sette tempi" vengono intesi come 2520 anni , con inizio nel 607 prima della nostra era e termine nel 1914, in quanto l’anno iniziale e l’anno finale sono parte di anni e valgono come un solo anno.
Nel 1914 per i testimoni di Geova si è quindi verificato il decreto di Dio rivolto a Cristo che si legge nel Salmo 109 (110), 2: "Lo scettro del tuo potere stende il Signore da Sion: ‘Domina in mezzo ai tuoi nemici.’ ". Satana ed i suoi angeli ribelli vennero scacciati dalla presenza di Dio e sono iniziati sulla terra i guai del tempo della fine, come si legge in Apocalisse 12, 12: "Esultate dunque o cieli e voi che abitate in essi. Ma guai a voi o terra e mare, perché il diavolo è precipitato sopra di voi, pieno di grande furore, sapendo che gli resta poco tempo".
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Bibliografia:
La Sacra Bibbia (le citazioni sono dalla versione ufficiale della CEI; quando la numerazione dei capitoli e dei paragrafi di questa versione risulta differente da quella delle versioni acattoliche vengono indicati anche i capitoli e versetti alternativi).
"I testimoni di Geova - Proclamatori del Regno di Dio", edito nel 1993 dalla Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova.
"Perspicacia nello studio delle Scritture", 2 volumi, edito nel 1990 dalla Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova.
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